Parlare di tutta la propria vita dall’infanzia o focalizzarsi su problemi attuali? Dire tutto ciò che si pensa oppure tacere qualche particolare, magari ininfluente? Dire piccole “bugie” durante le sedute? Sono molti i dubbi di chi si domanda cosa dire dallo psicologo, una volta iniziato un percorso di psicoterapia. Fermo restando che la relazione tra psicoterapeuta e paziente rimane nell’ambito di un colloquio unico e privato, ci si può orientare mediante una piccola disamina di ciò che, mediamente, viene raccontato dal paziente ed analizzato dallo psicologo. Il colloquio psicologico, di cosa si parla Se l’immaginario comune è legato ai film in cui il paziente si sdraia sul lettino e parla dei suoi problemi, mentre lo psicologo fornisce consigli sensati e risolutivi, la realtà è costituita diversamente. Il colloquio psicologico non si basa né solo sul racconto da parte del paziente di tutto, uno sfogo in cui si “vuota il sacco” e basta mentre lo psicologo ci ascolta, e neanche sull’intervento attivo dello psicoterapeuta che dà dei consigli mentre il paziente tace e annuisce. Cosa dire allo psicologo e cosa non dire, dipende molto dalla singola situazione, ovvero sia dal motivo per il quale si inizia una psicoterapia, sia dal tipo di psicoterapia stessa. In molti casi si parte dalla storia familiare come base, per comprendere come si sia arrivati alla condizione attuale, che potrebbe essere di difficoltà relazionale, mentre in altri casi ci si focalizza sul presente, per lavorare a fondo sulle situazioni attuali (lutti, separazioni, problematiche lavorative, etc.). La dinamica per cui il paziente parla e dice tutto ciò che accade oppure è accaduto, rappresenta un’eventualità; ma sicuramente non tutto ciò che riguarda la vita passata o presente, può essere d’interesse nel lavoro terapeutico. Nei casi in cui è necessario far riemergere un trauma dal passato, sarà importante nel colloquio parlare degli argomenti correlati, e rivivere tali esperienze tramite il racconto. Ma dire tutto ciò che riguarda la propria storia, può non essere funzionale nel caso in cui i fatti non siano significativi per il lavoro terapeutico. Sicuramente, non è semplice individuare nelle prime sedute dallo psicologo, quali siano i criteri secondo i quali selezionare accadimenti importanti...
Continua a leggerePerché uno psicologo non dà consigli
Lascio il lavoro? Torno single? Cambio paese? Molte domande potrebbero affollare lo studio di uno psicoterapeuta, specialmente in una fase di difficoltà emotiva come quella in cui si inizia una psicoterapia. Eppure, la richiesta di consigli ad uno psicologo, o la richiesta di un parere se si vuole essere più sottili con le definizioni, ricorre spesso ma non è consentita. Comprendere perché uno psicologo non dà consigli è uno dei punti fondamentali per comprendere il lavoro di psicoterapia nel suo complesso. Le opinioni del paziente e dello psicologo Le opinioni personali, non rappresentano un terreno sul quale può crescere lo sviluppo di un miglioramento terapeutico; ovviamente, si intendono le opinioni personali dello psicologo, dato che quelle del paziente sono importanti nel colloquio psicologico, per approfondire le questioni sostanziali della sua forma mentis. Lo psicoterapeuta non indica al paziente cosa fare o non fare, evita di fornire dei suggerimenti, perché il lavoro di psicoterapia si basa non sul giudizio e l’indirizzo da seguire arbitrariamente, bensì sulla relazione tra terapeuta e paziente, in grado di fornire dei miglioramenti a livello di cura e una maggiore coscienza di sé stessi e delle proprie problematiche. Il motivo perché uno psicologo non dà consigli è anche di tipo professionale, dato che il Codice deontologico degli Psicologi stabilisce come lo psicologo sia tenuto ad astenersi dal fornire opinioni e imporre il suo sistema di valori ad un paziente. Fornire dei suggerimenti secondo il proprio punto di vista può condizionare il paziente in modo notevole, soprattutto quando si tratta di cambiamenti importanti come quelli che coinvolgono lavoro, famiglia, relazioni. Oltre alla questione di rispetto della deontologia professionale, ovvero l’etica, il perché uno psicologo non dà consigli dipende anche dal fatto che spesso rappresenta un aspetto deleterio, se non inutile, all’interno della terapia. Non sempre il paziente riuscirebbe comunque ad accogliere un altro punto di vista, come accade anche per i consigli di amici o parenti, che vengono richiesti e poi disattesi. Ogni decisione ha bisogno di tempi di elaborazioni personali, e a volte un consiglio può non arrivare al momento giusto, soprattutto dall’esterno. Un’indicazione da parte dello psicologo non può sostituire la decisione che il...
Continua a leggereQuando andare dallo psicologo
Ogni giorno sperimentiamo emozioni contrastanti di tristezza, insoddisfazione oppure stati ansiosi e di disagio relazionale. All’interno di una normale routine emozionale e psicologica, nel momento in cui siamo in uno stato di buon equilibrio mentale, riusciamo ad affrontare e superare questi momenti, che fanno parte, appunto, della quotidianità. Le criticità negli stati psicologici Per capire quando andare dallo psicologo, è necessario valutare invece gli altri casi, quelli in cui le situazioni da affrontare possono risultare molto più complicate sia per cause oggettivamente esterne, come un lutto oppure un cambio di vita, sia per motivazioni interne. Quando prevalgono sentimenti di tristezza continuativi, pensieri negativi che interferiscono con la serenità, stati ansiosi che si trasformano magari in episodi di panico, allora la condizione psicologica sicuramente si presenta più complessa, ed e possibile pensare di recarsi per un supporto psicologico, presso un professionista come lo psicologo o lo psicoterapeuta. Lo psicologo rappresenta un alleato nella sfida che questi stati emotivi ci pongono, che derivino da aspettative frustrate o perdite, problematiche di salute o relazionali. È opportuno rivolgesi ad uno specialista, quando sia necessario un sostegno psicologico di un esperto sui meccanismi della mente e sulle dinamiche relazionali. Spesso si hanno dei dubbi, pensando che ci si debba rivolgere allo psicologo solo in caso di malattie psichiatriche, mentre il lavoro del colloquio psicologico e della psicoterapia è, nella maggior parte dei casi, richiesto da pazienti che presentano delle difficoltà all’interno di una normalità psichiatrica, per il quale però si rende necessario un percorso dedicato al benessere mentale, al recupero della propria efficacia e valore all’interno del proprio ambiente e con sé stessi. Quando andare dallo psicologo: i casi in cui il disagio persiste Quando il malessere psicologico causa delle interferenze nella vita lavorativa, con difficoltà di concentrazione, calo motivazionale, scarsa efficacia nella risoluzione dei problemi, etc. Quando un disturbo dell’umore o relazionale non riesce ad essere risolto né dalla vostra volontà né dal supporto di parenti o amici. Quando insorge un disturbo psicosomatico, che dopo una diagnosi specialistica non ha fondamento organico, ma non riesce a passare. Quando i pensieri ricorrenti diventano ossessioni, che non riuscite a controllare. Quando alcune reazioni emotive...
Continua a leggereI disturbi psicologici più diffusi
La società contemporanea è caratterizzata da un aumento del malessere in molti ambiti, sia per il tipo di vita che siamo costretti a condurre, sia per la difficoltà relazionale crescente e, non ultima, la presa di coscienza di molte problematiche da affrontare, a livello locale e globale, con ampio insorgere di stress, ansie e fobie. Di certo in ogni epoca sorgono diversi disturbi legati all’ambiente, mentre altri legati alla psiche più atavica oppure alla biologia, sono sempre costanti nell’esistenza umana. I disturbi psicologici più diffusi in questi decenni, quindi, in parte sono legati a disagi già noti, in parte sono correlati a nuove forme di patologia, come per la dipendenza da social netwok o dal sesso online. Le tipologie di disturbi mentali più comuni Per definire la diffusione maggiore o minore di un disturbo, ci si base innanzitutto sulla sua classificazione, che comprende disturbi di varia tipologia, tra cui disturbi dell’umore, psicosomatici, dell’alimentazione, del sonno, etc. ma in ogni caso vanno subito definiti in problemi mentali di tipo nevrotico o psicotico. I sintomi che l’individuo presenta spesso sono spia di un disagio di tipo nevrotico, affrontabile anche tramite psicoterapia, oppure di tipo psicotico, per cui si ricorre anche alla farmacologia e al supporto psicologico, in modo congiunto. Tra i disturbi psicologici più diffusi ci sono sia patologie psicotiche come la schizofrenia o la depressione, sia disturbi psicologici conseguenti da traumi e lutti, dipendenze e attacchi di panico e ansia. La depressione Nel linguaggio comune questa patologia viene spesso citata anche non nei casi clinici, per cui si sente dire “mi sento depresso” anche in caso di tristezza passeggera. In realtà, la depressione rappresenta una patologia che possiede varie sfumature ma che, comunque, nei casi più gravi come la depressione maggiore, si trova all’interno di un quadro clinico di disturbo psicotico. Tra i disturbi psicologici più diffusi, è diagnosticata la depressione semplice, conseguente ad eventi traumatici come lutti, separazioni affettive, difficoltà lavorative o sociali. I disturbi dell’alimentazione Molto diffusi tra gli adolescenti, questi disturbi scatenano problematiche legate al rapporto con il cibo, simbolico di alcune difficoltà di relazione affettiva, immagine narcisistica o sociale, e possono essere anche legati a...
Continua a leggereQuante volte andare dallo psicologo
Una volta a settimana, una volta al mese, oppure 3 volte a settimana come in palestra? I dubbi per chi intraprende un percorso di psicoterapia, inizialmente sono dovuti anche a questo aspetto, ovvero a quante volte andare dallo psicologo per poter avere dei risultati tangibili dalla psicoterapia. Premesso che i risultati sono sempre frutto di un lavoro soggettivo interno al setting terapeutico, prima di tutto bisogna chiarire che la frequenza delle sedute psicologiche dipende dal metodo di psicoterapia adottato, dal modo di lavorare corispetto alla problematica attuale e dai risultati che si vogliono raggiungere. I tempi della psicoterapia, a livello di sedute periodiche Un problema di disagio risolvibile in tempi rapidi, almeno secondo una diagnosi iniziale, potrebbe prevedere una scelta di quante volte andare dallo psicologo che vede più sedute ravvicinate, per risolvere il problema in modo veloce ed efficiente. Quindi, non si faranno troppe sedute, ma quelle da effettuare secondo il terapeuta, saranno magari ravvicinate nel tempo, e questo dipende anche dal tipo di approccio psicoterapeutico adottato, dato che si possono persino raggiungere le 4 sedute settimanali nel trattamento di psicoanalisi. Un disagio psicologico più profondo, invece, richiede non una terapia breve ma una terapia dilatata nel tempo, che tenga magari il classico ritmo di una volta a settimana ma duri nel tempo, spesso definito in 2-3 anni. Si tratta di un nodo cruciale, dato che la frequenza delle sedute in psicoterapia rappresenta un valore simbolico di autonomia, e anche una stima dell’investimento economico sul proprio benessere. Dal punto di vista dell’autonomia, andare dallo psicologo in modo troppo frequente, ovvero più volte a settimana, può creare una relazione di dipendenza forse troppo stretta, a meno che non si segua un percorso di psicoterapia psicoanalitica. Quante volte andare dallo psicologo psicoanalista Nel caso in cui si prediliga la metodologia ispirata alla classica psicoanalisi, sarà necessario allora adeguarsi ai canoni di tale pratica terapeutica che presuppone più sedute, come abbiamo visto fino a 4 sedute settimanali. Nella tecnica psicoterapeutica freudiana, come in quella junghiana il setting si differenzia ormai, però, da terapeuta a terapeuta e spesso si predispongono dei trattamenti a due volte a settimana, molto frequenti tra...
Continua a leggereCosa si fa dallo psicologo
Andare in terapia, così si usa dire quando si decide di intraprendere un percorso con uno psicoterapeuta, che abbia obbiettivi, tempistiche e modalità differenziate a seconda delle proprie esigenze. Eppure, tra i dubbi che sorgono ancor prima di iniziare il colloquio conoscitivo con lo psicoterapeuta, ci sono quelli relativi al cosa si fa dallo psicologo, in pratica. Perché non basta pensare di dover solo parlare: di cosa? Lo psicologo fa domande o ascolta solamente? Giudica o dà consigli? Bisogna anche agire con esercizi fisici o sdraiarsi solamente sul lettino e guardare il soffitto? Come si svolge una seduta dallo psicologo Prima di tutto, è bene chiarire che ogni pratica terapeutica differenzia anche le modalità della seduta, e per capire cosa si fa dallo psicologo è bene comprendere anche il metodo che segue nella sua psicoterapia. In genere, nell’immaginario collettivo moderno la seduta dallo psicologo è percepita come la seduta freudiana, ovvero basata sulle regola dettate da Sigmund Freud per la psicoanalisi. Il celebre lettino su cui stendersi, parlando in libertà di problemi, sogni, pensieri e associazioni tra immagini, corrisponde spesso a ciò che pensiamo di un’ora passata in compagnia dello psicoterapeuta. In realtà, cosa si fa dallo psicologo oggi come oggi, spesso è ben diverso da questo immaginario. La figura di un terapeuta che tace, ascolta e giudica si è modificata nel tempo, anche negli indirizzi come quello della psicologia junghiana, in cui lo psicoterapeuta per la maggior parte del tempo ascoltava. Il lavoro di psicoterapia è sempre più un lavoro relazionale in cui il sostegno psicologico si sviluppa di seduta in seduta, con percorsi a volte anche brevi e mirati, che non presuppongono anni di lettino e soliloqui. Il dialogo durante le sedute di psicoterapia Fondamentale, in ogni caso, rimane la comunicazione primaria del paziente: conflitti, emozioni, tensioni, pensieri, paure e angosce presenti nella mente, sono elementi psichici che vanno comunicati al terapeuta, per poter iniziare un lavoro di conoscenza della propria psiche e delle sue difficoltà. Il desiderio di modificare schemi mentali, comportamenti e situazioni di disagio emotivo, sono alla base di questo percorso che inizia con le prime sedute di colloquio conoscitivo, e prosegue con...
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